ELETTROSENSIBILI: LA BATTAGLIA DI PAOLO ORIO CONTRO I DANNI FISICI CAUSATI DALL’ELETTROSMOG

«Era il 1999 e in una mattina come tante altre il telefono squillò. Per rispondere lo presi in mano e lo avvicinai all’orecchio, avviando la comunicazione. Ma all’improvviso iniziai ad accusare dei sintomi che prima di allora non avevo mai avvertito: un forte mal di testa, uno strano formicolio sul viso, forte bruciore a livello del collo e, in particolare, sentivo un dolore al padiglione auricolare, come se fosse trafitto da spilli». E’ il racconto che Paolo Orio, oggi presidente dell’Associazione Italiana Elettrosensibili, fornisce a Sara Del Dot, per un articolo apparso sul blog “Ohga.it”. Perito elettronico, Orio era sempre stato fiducioso verso la tecnologia. Quella volta, però la sua vita cambiò: «Mi accorsi, di colpo, di non poter più sopportare fisicamente la vicinanza a qualsiasi fonte di campi elettromagnetici». E la sua intera quotidianità ha subito un drastico stravolgimento. Una serie di sintomi fastidiosi, scaturiti durante una telefonata come tante, divenne improvvisamente rivelatrice. «Usando sempre il cellulare – racconta Orio – notai che i sintomi peggioravano: mal di testa, emicrania, vuoti di memoria, difficoltà a concentrarmi, difficoltà a elaborare pensieri, a ricordarmi i nomi».

Continua Orio: «Facevo fatica ad addormentarmi, mi svegliavo presto e poco riposato, la mattina aprivo gli occhi ed era come se non fossi mai andato a dormire». Poi iniziarono a fare capolino altri sintomi, come tachicardia e aritmia. «Mi resi conto che non facevo che peggiorare e che il problema era proprio il telefono, perché ogni volta che lo avvicinavo alla testa il malessere arrivava, e ogni volta che lo allontanavo i sintomi scemavano velocemente». Il guaio è che tutti, ormai, siamo costantemente connessi: il mondo – scrive Sara Del Dot – sembra un grande forno a microonde. A Paolo Orio non è bastato neppure rinunciare al telefono portatile: «Ero talmente sensibilizzato, ormai, che quando uscivo di casa mi accorgevo dei cellulari che avevano in tasca le altre persone». Racconti sbalorditivi: «Una volta dissi a mia moglie che il telefono della persona che camminava accanto a noi avrebbe squillato entro pochi secondi. Lei non mi credeva. Dopo circa tre secondi il cellulare di quella persona si mise a suonare». Motivo: il corpo di Orio si era iper-sensibilizzato alle radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti. «Avere eliminato il cellulare non bastava più, perché percepivo tutte le altre sorgenti elettromagnetiche: router Wi-Fi, stazioni radio base di telefoni, antenne, elettrodotti, lo stesso computer portatile».

Una storia sconcertante: «Le persone che ti stanno accanto non ti credono, dal momento che sono sintomi così strani e collegati a una tecnologia estremamente pervasiva», racconta Orio. «Tutti hanno in mano un cellulare, e il fatto che sia in commercio significa che non comporta problemi per la salute, no?». Il suo medico di base non capiva che cosa avesse. «Navigando in Rete, scoprii che esistevano molte altre persone come me, e che al mondo c’erano diversi ricercatori che si erano occupati di questo genere di disturbi». Così, avendo capito di essere in tanti, nel 2005 queste persone si sono unite, fondando l’Associazione Italiana Elettrosensibili. «Pian piano l’associazione è cresciuta, ci siamo dotati di medici e abbiamo offerto un servizio di aiuto, ascolto e comprensione, di scambio di esperienze ma anche un aiuto concreto in termini diagnostici». Paolo Orio si è visto costretto bonificare il suo ambiente quotidiano: ha eliminato il Wi-Fi, non usa il cordless, non ha in casa lampadine a basso consumo energetico che emettono radiazioni. «Non ho corrente vicino al letto, utilizzo il computer portatile solo con tre metri di cavo, ho schermato completamente l’automobile».

Aggiunge Orio: «Da vent’anni non uso il cellulare, posseggo solo un fisso e fuori di casa uso le cabine telefoniche, quelle che non sono ancora state vandalizzate. Se entro in un cinema o in un ristorante sono a disagio, perché poi sto male. Ed è così anche se prendo un treno, un aereo, se entro in un hotel, in un Airbnb, se vado in spiaggia, in autogrill, in biblioteca». Il motivo? «Tutti sono sempre, costantemente connessi». Paolo Orio ha cambiato stile di vita: si tiene alla larga dalle fonti elettromagnetiche e trascorre molto tempo all’aria aperta. «Fortunatamente, ora lavoro in casa, che per me è come un rifugio. Ma devo portare avanti questa battaglia – conclude – per tutte le persone che altrimenti non potrebbero avere voce, dal momento che non riescono neanche più a uscire di casa». Oggi, finalmente, è possibile contrastare gli effetti dell’elettrosmog senza rinunciare alla tecnologia: lo garantiscono i dispositivi Pentater come Mobile ed Elektron, che neutralizzano completamente le radiazioni emesse dagli smartphone e da tutti gli apparati elettrici ed elettronici, domestici e portatili.

La testimonianza raccolta da Sara Del Dot su Ohga.it:

https://www.ohga.it/vita-da-elettrosensibili-le-storie-di-chi-ha-rinunciato-a-tutto-per-proteggersi-dai-campi-elettromagnetici/

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